EDUCARE ALLA FELICITÀ

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Se vuoi cambiare il mondo, prima devi cambiare la Scuola.

La felicità è una competenza che si può allenare [2]. Non è solo un’emozione di breve durata e forte intensità, né dipende solo dai geni o da circostanze esterne. Non è solo un diritto, come alcune Costituzioni sanciscono, o un ideale utopico da realizzare in un’altra dimensione diversa da questa vita. Da quando la scienza è intervenuta nel dibattito sull’argomento più discusso da filosofi, teologi, ricercatori spirituali, molte scoperte, esperienze concrete, ricerche, dati e numeri sono stati prodotti. Grazie alla psicologia positiva, alla biologia e alla neuroscienza in particolare, ma anche alla fisica, all’economia, all’epigenetica, sappiamo oggi quali sono le condizioni che ci fanno fiorire e prosperare, sia come individui che come società intera[3]. Mettere la felicità al centro dei nostri scopi come persone e sistemi è un cambiamento culturale epocale perché implica una transizione da modelli mentali basati sull’Io, sulla competizione e la separazione, sul fare e sul materialismo, sullo stress, l’ansia, la paura e l’odio, a visioni del mondo basate sulla cooperazione, il Noi, la consapevolezza e lo sviluppo dell’essere, la gentilezza, la compassione e il rispetto: modelli mentali e visioni del mondo più efficaci a gestire la complessità dei nostri tempi e in grado di garantirci la sopravvivenza come specie.
Un cambiamento culturale che non può che partire dai bambini e dalla Scuola.

I ragazzi sono il 20% del nostro presente, ma saranno il 100% del nostro futuro.

Quando chiediamo ai genitori “Qual è la cosa che vorresti di più per i tuoi figli?”, la lista delle loro risposte cita sempre la felicità, una vita significativa, imparare ad essere resilienti, buone relazioni, la salute, la fiducia in se stessi. Quando chiediamo, invece, “Cosa imparano i tuoi figli a scuola?”, le loro risposte includono soprattutto la matematica, l’italiano, la storia, la geografia… Le due liste evidentemente divergono spesso. Sebbene la seconda lista sia ovviamente importante – è chiaro che tutti vogliamo che i nostri ragazzi sappiano leggere, far di conto e avere conoscenza e cultura generale – riteniamo che sia arrivata l’ora che la Scuola si adoperi con più energia sulle competenze della prima lista. Tuttavia, non sarebbe completamente onesto far ricadere ogni responsabilità sul sistema scolastico: anche i genitori e le famiglie spesso rinforzano il modello educativo predominante quando, a dispetto di ciò che dichiarano di desiderare per i propri figli, poi in realtà si aspettano e valutano positivamente “i voti alti” come unica misura del successo e criterio per proseguire in un certo tipo di studi, ottenere un buon lavoro e a cascata status e soldi. Eppure, le ricerche stanno evidenziando che nei Paesi in cui il successo è misurato attraverso i voti o la pressione che si vive a scuola – ambiente in cui i ragazzi trascorrono la maggior parte delle loro ore attive[4] – i tassi di suicidi tra i ragazzi tra i 10 e i 14 anni sono più alti; negli USA sono addirittura triplicati tra il 2007 e il 2017.
Inserendo nei programmi scolastici l’allenamento alla felicità come competenza – coltivando quindi le dimensioni della consapevolezza, della cooperazione, di comportamenti come la curiosità e la gioia per l’apprendimento, la gentilezza, la compassione e il rispetto – il sistema scolastico contribuirebbe in maniera significativa alla qualità della vita degli studenti e alla loro realizzazione come adulti felici, soddisfatti e consapevoli.
D’altronde la scienza della felicità ha dimostrato che la relazione tra successo e felicità è inversa a come l’abbiamo sempre pensata, quindi: non “più studi, più ti impegni, più prendi buoni voti e quindi più sei felice”ma, “più coltivi la felicità, più ti diverti mentre apprendi, più prendi buoni vuoti quindi hai successo”.
La performance scolastica diventerebbe così un “effetto collaterale positivo”, il risultato stesso cioè del focus primario sulla felicità. Le informazioni, le esperienze positive per mettere la felicità al centro delle strategie educative di scuola, insegnanti e genitori oggi non mancano e il progetto Ri-lab, attraverso la campagna educativa Se fosse felicità, è importante e va sostenuto proprio per il ruolo di accelerazione del cambiamento culturale verso un sistema educativo positivo, offrendo ad insegnanti e genitori un laboratorio di nuove pratiche e sperimentazioni per costruire insieme quel mondo migliore per i nostri ragazzi che tutti desideriamo, ricordandoci che “la Terra su cui viviamo non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, ma presa in prestito dai nostri figli[5]”.

 

Daniela Di Ciaccio, co-founder 2BHappy Agency[1] e IIPO (Italian Insitute for Positive Organizations)

[1] 2bHappy Agency

[2] Tedx Coriano, Daniela Di Ciaccio: https://www.ted.com/talks/daniela_di_ciaccio_la_felicita_e_una_competenza_che_possiamo_allenare

[3] Di Ciaccio D., Gennari V. (2018), La Scienza delle Organizzazioni Positive. Far fiorire le persone e ottenere risultati che superano le aspettative, Franco Angeli.

[4] Tal Ben-Shahar, Happiness Studies. An introduction, (2021), Palgrave Macmillan

[5] Citazione di Capo Seattle estratta dal discorso del 1852.

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